Un conteggio fatto dai consulenti del lavoro evidenzia che con il TFR in busta paga si avrebbe un incremento dei cedolini dai 40 agli 82 euro al mese. Sulla proposta del Governo Renzi è intervenuta la fondazione studio dei consulenti del lavoro.
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Tfr in busta paga: chi riguarda?
Come è ben chiaro, le aziende che superano i 49 devono versare il TFR dei dipendenti rimasto in azienda al Fondo di Tesoreria Inps. Quindi la fetta di lavoratori interessati alla tesoreria INPS non potrebbero beneficiare del TFR in Busta paga. Il motivo è ovvio: l’INPS versa in stato comatoso e sottrarre altra liquidità creerebbe problemi di gettito.
La proposta riguarderebbe le imprese con meno di 50 dipendenti, che, a differenza dell’INPS, stanno vivendo un florido momento di espansione ed hanno la liquidità necessaria per anticipare il TFR ai dipendenti direttamente in busta paga.
Tfr in busta paga: gli aspetti fiscali da discutere
Il Tfr gode di un differente regime fiscale a tassazione separata sia quanè corrisposto al termine del rapporto, siaquando è anticipato durante il rapporto su richiesta del lavoratore. Il secondo aspetto è rappresentato dall’esenzione contributiva del TFR non soggetto ai versamenti INPS. Gli aspetti della tassazione dell’operazione deve essere chiarito cosi come anche l’eventuale cumulo della anticipazione costante del TFR in busta paga come componente ordinario.
La fondazione studi sul TFR in busta paga
I calcoli effettuati dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ed emersi nel parere n. 3 evidenziano che l’operazione TFR in busta paga metterebbe mensilmente nelle tasche dei lavoratori:
- 40 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 50%),
- 62 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 75%)
- 82 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 100%)
L’aspetto interessante evidenziato dal parere della fondazione è rappresentato dai risultati emersi in seguito ad un’indagine effettuata dalla Fondazione Studi sulle microimprese.
Gli imprenditori sarebbero favorevoli alla liquidazione del TFR in busta paga per favorire il clima aziendale ed evitare di dover versare somme superiori al loro volume d’affari, al termine del rapporto di lavoro del dipendente.
Sui risultati dello studio di certo non solo non sono d’accordo ma resto sorpreso. Le microimprese, in un contesto di crisi sono davvero interessate a privarsi di liquidità anche se si parla di appoggio delle banche a copertura dell’operazione TFR in busta paga. Le imprese sono interessate davvero ad esporsi maggiormente verso le banche per finanziare un’anticipazione ai propri dipendenti?
In questo contesto di incertezza sul presente e sul futuro i lavoratori italiani sono davvero interessati a privarsi del TFR liquidato a fine rapporto in cambio di una piccola maggiorazione in busta paga?