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In base al tipo di approccio che si desidera seguire e ai risultati che si desiderano ottenere le tecniche che possono essere messe in atto sono classificabili in tre tipologie:
La scelta dei colori non è casuale e lascia già intuire come ognuno di questi tre approcci venga considerato da Google. Le tecniche di White hat SEO sono quelle considerate lecite da Google; quelle di Black hat, al contrario, sono da evitare. “In mezzo” ci sono le tecniche di Grey hat SEO: in questa categoria ci sono gli approcci borderline che non sono né leciti, né illeciti, ma sono comunque considerati ad oggi non proprio visti di buon occhio sia da Google che dalla maggior parte dei SEO (almeno in teoria).
Le tecniche di white hat SEO sono quelle considerate in regola con le norme fornite dai motori di ricerca (Google in primis) volte a migliorare l’ottimizzazione dei siti web e il loro posizionamento sui motori di ricerca. Possono essere considerate delle buone pratiche che i web master e i copywriter possono applicare al fine di favorire il posizionamento delle pagine web.
Lo stesso Google mette a disposizione una serie di linee guida che aiutano a identificare quali tecniche SEO è possibile utilizzare. Tutte queste tecniche rientrano nella white hat search engine optimization. Tra le più comuni spiccano:
Le tecniche di white hat SEO permettono di ottenere risultati che probabilmente non sono rapidi ma che sicuramente sono durevoli nel tempo e mettono al riparo da penalizzazioni, ed è la giusta maniera di lavorare in ambito SEO.
Come suggerisce il nome le tecniche di Black hat SEO sono quelle che vanno in conflitto con le linee guida indicate dai motori di ricerca. Hanno alla base tecniche manipolative e forzature dal punto di vista dei contenuti. Hanno come obiettivo quello di sfruttare i punti deboli e le lacune degli algoritmi utilizzati dai motori di ricerca per il posizionamento dei siti.
Fanno parte di questo approccio tecniche quali:
L’uso di queste tecniche forse può permettere di avere qualche risultato in breve tempo, ma mette a serio rischio di penalizzazione, L’utilizzo di queste tecniche inoltre è sempre meno diffuso, in quanto l’algoritmo di Google su tutti è sempre più “intelligente” e riesce a scovare eventuali raggiri in poco tempo, inoltre l’introduzione dei Quality Rater persone preposte da Google per individuare e classificare nuovi siti, potrebbe ulteriormente o del tutto negare l’efficacia di tali procedure.
Il terzo tipo di approccio comprende le tecniche di gray hat SEO, quelle cioè che non violano le linee guida di Google ma che non sono nemmeno effettivamente lecite. Questo tipo di tecniche mirano spesso a “confondere le idee” ai motori di ricerca e ai lettori applicando strategie che difficilmente vengono rilevate dagli algoritmi.
Qualche esempio pratico:
Queste sono soltanto alcune delle tecniche di grey hat SEO che solitamente vengono messe in atto. Seppure non violino in modo diretto le linee guida di Google sono generalmente volte a manipolare il traffico di utenti sul sito proponendo contenuti che si rivelano sempre di bassa qualità. Ovviamente non sono moderne come potrete capire da soli e anche queste in grand parte possono soprattutto confondere l’utente e non possono essere applicate ad un progetto “virtuoso” e ben fatto.
In sostanza sebbene è bene sapere che possono essere applicate ancora oggi delle tecniche per raggirare l’algoritmo, è bene sapere che queste cose possono essere per prima cosa penalizzanti ma soprattutto non utili a creare un progetto valido. Oggi bisogna spostare l’abilità tecnica anche su una componente creativa necessaria a differenziarsi anche in ambito SEO.
Più difficile certamente, ma è proprio quello il lavoro di un SEO 😉
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