Nel 2018 esiste il regime dei minimi? Certo! Si chiama regime forfettario. Analizziamo quali sono le caratteristiche del regime, i requisiti di accesso e le cause di esclusione.
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Una delle ricerche più frequenti svolte online nell’ultimo anno è stata: “esiste il regime dei minimi”? Oggi rispondiamo a tutte le vostre curiosità! Il regime dei minimi esiste e si chiama regime forfettario. Secondo lo Stato italiano, ormai il vecchio regime dei minimi (nato nel 2011) non è più adatto alla situazione fiscale odierna. Pertanto è stato modificato per rispondere alle nuove esigenze dei contribuenti, che adesso possono utilizzare un regime agevolato studiato sulle reali esigenze delle varie attività in proprio.
L’agevolazione fiscale principale del nuovo regime dei minimi 2018 è l’aliquota dell’imposta sostitutiva. Se per l’intera durata del regime è normalmente fissata al 15%, nei primi cinque anni di attività è prevista una riduzione al 5%. Questo perché lo Stato italiano ha voluto agevolare le attività che nei primi anni possono riscontrare delle difficoltà nell’affermazione del loro business. In realtà però non è sempre possibile usufruire dell’agevolazione fiscale: se ad esempio nei tre anni precedenti all’attività lavorativa è stata svolta un’attività di lavoro dipendente, inquadrabile nella stessa categoria del Codice ATECO scelto all’apertura della partita IVA, allora l’agevolazione non potrà essere applicata.
L’accesso al regime forfettario è possibile per tutte le persone fisiche che svolgono un’attività, di arte o di professione, mentre ne sono escluse le società di persone e i soggetti equiparati come le associazioni professionali. Esistono anche altri requisiti di accesso:
Per coloro che arrivano al 2018 con il vecchio regime dei minimi è possibile scegliere di passare al regime forfettario oppure attendere la naturale evoluzione del vecchio regime dei minimi. Questo regime infatti prevedeva un utilizzo entro i 35 anni, oppure dopo i 35 anni per un massimo di 5 anni contributivi.
I requisiti di accesso devono essere rispettati per tutta la durata del regime, causa l’esclusione dal regime stesso. Se durante l’anno il contribuente supera il proprio limite di ricavi, a partire dall’anno successivo sarà assoggettato al regime ordinario in contabilità semplificata. Anche se perderà tutte le agevolazioni fiscali del regime forfettario, il percorso non è a senso unico e potrà quindi anche ritornare al forfettario, sempre se ne sussistono le condizioni.
Abbiamo visto quindi che con la partita IVA nel regime forfettario (ex regime dei minimi) è possibile risparmiare effettivamente sulle tasse annuali per la libera professione. Calcolando l’aliquota al 5%, se sei un libero professionista le tasse da pagare in regime forfettario dipendono dal codice ATECO. Nei casi più comuni un professionista paga globalmente circa il 23% inclusa INPS, in altri casi invece la tassazione globale arriva anche al 19%.
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