Quando vado in pensione?
Rispondere a questa domanda, soprattutto negli ultimi anni, sta diventando davvero difficile, considerando i continui mutamenti di governo e il susseguirsi di riforme delle pensioni. Al quesito posto diventa sempre più difficile dare una risposta definitiva.
Se prendiamo in esame i cambiamenti avvenuti nel 2012, il calcolo delle pensioni col metodo contributivo è stato esteso a tutti, anche a chi aveva intrapreso a versare i contributi già dal 1978. L’attuazione del metodo contributivo è stata graduale e concernente solo la parte della pensione accumulata nel 2012 e non prima. Per quanto riguarda la condizione delle donne, che spesso è quella che angoscia in maggior misura, vediamo che l’età pensionistica più bassa, da gennaio 2012, è di 62 anni fino ad una età massima di 70 anni.
La situazione non è la medesima per le lavoratrici indipendenti, le quali, saranno obbligate ad aspettare un anno in più per la pensione, ed infatti lo faranno a 63 anni e sei mesi, ed ancora, chi preferirà il pre- pensionamento riceverà una detrazione del 2% per ogni anno d’anticipo.
È da specificare, però, che il pre- pensionamento è realizzabile solo se sono stati predisposti 41 anni più un mese di contributi.
Oltre a ciò per le lavoratrici indipendenti è previsto un dilatamento delle aliquote contributive di 0,3 punti per ogni anno fino a spingersi a due punti in più nel 2018. Non dimentichiamo però nel 2011 le aliquote erano del 21% per gli artigiani e i commercianti e del 33% per i lavoratori dipendenti.
C’è da dire però che la pensione, specialmente per le donne, diventa ogni anno che passa, quasi un miraggio, ma di recente sono arrivate delle novità relative al problema delle pensioni anticipate e al prepensionamento delle donne da parte di Giorgio Santini e dal Partito Democratico.
La proposta riguarda il prepensionamento a 62 anni, però questa è un’idea legata solo a specifiche categorie di lavoratori, cioè i lavoratori che hanno perso la loro occupazione e che si trovano in cassa integrazione in deroga.
Per quanto riguarda la pensione anticipata delle donne sappiamo bene che l’UE ha iniziato una procedura nei confronti dell’Italia per infrazione per le differenze di anni minimi per andare in pensione anticipata tra uomini e donne. Per le donne infatti, l’età minima è 41 anni e tre mesi, mentre per gli uomini 42 anni e tre mesi; in tal caso il problema per le donne è che gli anni per andare in prepensionamento siano equivalenti a quelli degli uomini, ma pare che quest’equiparazione non avrà luogo.
Tornando alla proposta Santini e alla sua ipotesi di prepensionamento, vediamo che concedere il prepensionamento a 62 anni a chi ha perso il lavoro, secondo il PD, comporterebbe un netto risparmio dei costi dello Stato per gli ammortizzatori sociali.
Ponendo ancora l’attenzione sulle donne, non dobbiamo dimenticare, concludendo, che ogni anno che passa, l’età minima per la pensione delle donne aumenta sempre di più, proprio a tal proposito fino al 2012 l’età minima per la pensione delle donne era 62 anni, ma vediamo che già a partire dal primo gennaio 2014 toccherà i 63 anni e mezzo e già si calcola che nel 2016 arriverà addirittura a 65 anni fino all’assurdo aumento previsto per il 2018 di 66 anni.
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