Lo aveva promesso il vicepremier Di Maio alcuni mesi fa, e sembra che il suo monito si stia realizzando: ci sarà un giro di vite sui controlli per verificare la sussistenza dei criteri di accesso alla legge 104 e, soprattutto, per evitare abusi da parte dei beneficiari, così da poter identificare i comportamenti illeciti.
I benefici della Legge 104. Come noto, la legge 104 è tra le più delicate perché fa riferimento a una serie di benefici destinati a lavoratori che sono alle prese con l’assistenza dei familiari affetti da handicap, invalidità e non autosufficienza, e si concretizza in sostegni finanziari all’acquisto di veicoli o altri beni mobili o, ancora, in agevolazioni sulle spese mediche e, non in ultimo, in un regime particolare di attribuzione di permessi e assenze per poter esercitare l’attività prevista di cura e assistenza nei riguardi del parente bisognoso.
Stretta sugli abusi. Purtroppo, negli anni non sono stati pochi i casi di utilizzo distorto di questo sistema che, viene spiegato dalle pagine di Inside, agenzia investigativa professionale attiva anche in questo ambito, hanno fatto emergere la triste realtà e piaga del distorto utilizzo dei permessi e altri benefici. Da qui la necessità di dare una stretta per controllare gli abusi 104, sia nel pubblico che nel privato.
Un reato da accertare. Nel settore privato i controlli e gli approfondimenti sui comportamenti del dipendente sono a carico dell’imprenditore, che può far riferimento ai servizi di un’agenzia per accertare la sussistenza del sospetto; qualora si verificasse l’ipotesi, la condotta del lavoratore potrebbe legittimarne il licenziamento per giusta causa, perché assumerebbe i connotati di gravità e disvalore morale e sociale, integrando abuso del diritto nonché violazione dei principi di correttezza e buona fede cui si fa riferimento nel contratto di lavoro.
Condotte sbagliate da tanti punti di vista. L’abuso dei permessi prende di frequente le forme di una vacanza illecita, ma ci sono anche casi di attività lavorative parallele portate avanti all’insaputa dell’azienda contrattualizzante; più di preciso, la giurisprudenza annovera tra gli abusi dei permessi Legge 104 una serie di condotte erronee, come appunto usufruire della giornata libera dedicandola al proprio tempo libero e senza nessuna ora trascorsa per assistere il familiare. Tali comportamenti sono pratiche improprie sia nei riguardi del datore di lavoro che dell’Inps (che ha in carico la paga dei giorni di permesso retribuito), ma diventa anche una scorrettezza verso i colleghi di lavoro che subentrano nell’attività sospesa dal beneficiario della Legge e di quanti invece usufruiscono correttamente dell’opportunità per assistere parenti bisognosi.
Cosa dice la Legge. Al contrario, una delle ultime rimodulazioni della norma (Legge n. 183/2010) ha stabilito che non è necessaria l’assistenza continuativa ed esclusiva: quindi, il dipendente caregiver può anche dedicare del tempo a se stesso, ad esempio per riposarsi, ma nell’arco della giornata deve comunque assistere il familiare disabile, facendo commissioni per lo stesso e dedicandosi alle attività sia all’interno che all’esterno dell’abitazione.
Il Governo annuncia più controlli. Sul versante pubblico, invece, la questione assume diramazioni differenti, e il Governo ha avviato un giro di vite per mettere sotto la lente di osservazione degli enti preposti i controlli tesi a verificare ogni tipo di abuso: si tratta delle indagini fiscali, compiute anche dal personale Inps, che assumono anche una valenza sociale, per dare il giusto peso a una Legge importante e per sgomberare il campo da chi approfitta e abusa di benefici così delicati.