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Impatto energetico elettronica: problema su cui riflettere

L’etichetta di efficienza energetica su lavatrici e frigoriferi la conosciamo ormai tutti. Quelle barre colorate con una lettera che ci dicono quanta corrente consuma l’apparecchio in questione e ci guidano, o almeno dovrebbero guidarci, nella scelta del migliore, di quello che anche magari a fronte di un prezzo di una settantina di euro superiore, ce ne farà risparmiare centinaia di corrente negli mesi a venire.

L’etichetta ormai sta diventando obbligatoria anche per gli edifici, grazie alla norma europea divenuta legge in Italia e lentamente adottata dalle regioni, che implica di assegnare una determinata classe energetica agli edifici. Questa certificazione è indispensabile non solo per chi vuole vendere un immobile ma anche per chi volesse accedere a determinate detrazioni.

Negli ambiziosi obiettivi ecologici ed economici di una Europa sostenibile in cui si tiene conto di quanto consumano elettrodomestici e riscaldamenti delle case, ci siamo dimenticati una cosa molto importante: l’elettronica. Se avere elettrodomestici e sistemi di riscaldamento e refrigerazione che consumano poco è un beneficio importante per i privati lo è ancora di più per le aziende, ma le maggior parte delle imprese non hanno lavatrici e lavastoviglie ma tutte hanno computer, stampanti, fotocopiatrici, smartphone.

Quanto consuma il nostro pc?

Quanta energia spreca e a quante tonnellate di CO2 corrisponde il trasformatore del nostro portatile?

E che impatto ambientale hanno tutti i computer della nostra azienda?

Nell’Europa che si propone di ridurre le emissioni del 20% entro il 2020, questo l’obiettivo previsto dal pacchetto 20-20-20, i trasformatori elettrici consumano la bellezza di80 TWh (terawattora) di energia elettrica, equivalenti ad emissioni di 34 milioni di tonnellate di CO2! Se continuiamo su questa strada, troveremo un enorme intoppo nel cammino per ridurre le emissioni, dato che per la fatidica data del 2020 i trasformatori di pc, portatili ed altro, ci porteranno consumare 92 TWh e ad emettere 39 Mt.

Per questo motivo appare impellente dotarsi di una regolamentazione applicata nei tempi più brevi possibili per avere dispositivi elettronici che consumino almeno il 20% meno e dotarli di una etichetta di efficienza energetica che guidi il consumatore a scegliere cercando il prodotto con il migliore impatto ambientale, non solo dal punto di vista dell’energia consumata ma anche per quanto riguarda componenti e materiali tossici e la riciclabilità dei componenti.

Il risparmio sarebbe enorme, calcolando che la nostra economia si basa ormai sempre di più su internet e lo scambio di dati online: molte Istituzioni ed Imprese già vantano di aver abolito la carta e quindi contribuito a salvare il pianeta, ma dove risiedono tutti questi dati, queste lettere non inviate fisicamente, questi documenti mai stampati, se non in hard disk fisici in data center in cui centinaia di computer sono perennemente in attività consumando quantità di energia che dovremmo fare in modo di risparmiare?

Ecco la prossima sfida: anche il pc, il tablet o lo smartphone devono diventare sostenibili prima possibile.

Luca Valente

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