L’avvocato Andrea Lazzaretti, dello Studio Legale Rinaldi e Associati, paragona il mondo del gambling italiano, giocando con le similitudini, “ad una mucca che viene continuamente munta”, a cui si chiede sempre di più e a cui si cerca di dare sempre meno. Questo settore in Italia, infatti, vanta 100.000 occupati, con oltre 6.600 imprese strettamente legate nella filiera diretta del gioco d’azzardo, con numeri addirittura più alti in quella indiretta.
“Questo esecutivo ci tratta come minorenni perenni, ci mette sotto tutela a fine elettorali, senza ragioni pratiche, dimenticando il carattere regolamentare già esistente in Italia“, ha commentato il legale a margine dell’evento londinese. Lazzaretti sottolinea l’esistenza di un codice di condotta, attivo dal lontano 2012, che stabilisce come trattare materie pubblicitarie delicate come il tabacco, i medicinali e simili, fino ad inserire il gioco come attività pubblicitaria potenzialmente pericolosa. A questo seguì nel tempo il famoso Decreto Balduzzi, “per lo sviluppo a tutela delle persone in ambito salutare”, con numeri e percentuali assolutamente positive. Una su tutti quella dell’accesso dei minorenni al gioco, percentuale diminuita drasticamente nel tempo. Questo a confermare come una normativa non proibizionista possa portare numerosi vantaggi in più rispetto ad un’altra troppo ristrettiva.
“Quello che viene pubblicizzato è quello che è lecito“, sottolinea Vincenzo Giggino. Il segretario dello IAP evidenzia come L’oscuramento della pubblicità legale rischia di favorire il gioco illegale e di riportare il settore agli anni delle piattaforme illegali e del circuito .com, vanificando tutto il lavoro compiuto da AAMS e dagli operatori in questo decennio.
Parole che trovano conferme in quelle di Cino Benelli, esperto di gambling, che sottolinea la difficoltà della filiera di muoversi in questo universo normativo ristrettivo. L’assenza di una legislazione uniforme a livello nazionale, oltre alle norme proibizioniste applicate dall’esecutivo, ha ulteriormente complicato la gestione del settore, che per anni è stato un modello da imitare per le altre nazioni dell’Unione Europea.
Quello che emerge dalle ultime riforme legislative è uno scenario completamente nuovo, ricco però di criticità, problematiche, derive legali. Che, secondo il parere della stragrande maggioranza degli analisti, ricadranno come un macigno sull’economia di operatori ed imprese.
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