Le polizze vita dormienti sono prodotti assicurativi che in alcuni casi possono essere caratterizzati da un livello di complessità molto elevato. Nel caso di decesso del soggetto assicurato, che quasi sempre corrisponde al contraente, può succedere che nessuno dei suoi familiari si rivolga alla compagnia assicurativa per richiedere il capitale che è maturato fino a quel momento, per esempio perché non si è a conoscenza di alcuna polizza. In altre situazioni, invece, è l’evento del decesso del soggetto assicurato che non viene portato a conoscenza della società di assicurazioni, ed è così che la somma che sarebbe dovuta non viene riscossa. Questi sono gli esempi più tipici delle polizze vita dormienti.
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Chi sottoscrive un’Assicurazione Temporanea Caso Morte, pertanto, dovrebbe premurarsi di farlo sapere ai propri familiari e potenziali beneficiari. Si calcola che solo in Italia le polizze vita dormienti raggiungano un valore di quasi 145 miliardi di euro: soldi che rimangono nei bilanci delle società di assicurazioni dal momento che non vengono richiesti da nessuno. Una volta scaduti i termini di legge, poi, il denaro finisce nelle casse statali. Ciò avviene dopo 10 anni dal decesso o dalla scadenza del contratto. Quest’ultimo si prescrive e gli importi concordati non possono venire riscattati.
Gli importi in questione vengono convogliati all’interno del cosiddetto Fondo Rapporti Dormienti, che non è altro che un fondo creato presso la Consap, la Concessionaria dei Servizi Assicurativi Pubblici. Il fenomeno è così diffuso che non si può spiegare unicamente con la noncuranza delle persone, quanto piuttosto facendo riferimento a una modesta cultura assicurativa dei cittadini. Già da qualche anno, comunque, l’Ivass ha dato il la a dei controlli che mirano a risvegliare – se così si può dire – le polizze dormienti, per esempio attraverso controlli incrociati dei soggetti i cui nominativi sono segnalati nei contratti assicurativi e dei dati dell’anagrafe tributaria.
Ma quali sono gli accorgimenti che si possono mettere in atto al fine di evitare la prescrizione? L’Ivass raccomanda ai familiari delle persone decedute di fare riferimento al Servizio ricerca coperture assicurative vita dell’Ania per verificare se ci sono delle polizze vita da riscuotere. Si può provvedere a questa verifica anche attraverso la compagnia assicurativa del congiunto venuto a mancare, la banca o l’intermediario assicurativo.
È evidente, comunque, che anche le persone che si assicurano devono adottare delle precauzioni per impedire che le polizze diventino dormienti e che in seguito a questa dormienza non si possa porre rimedio. Nel momento in cui si sottoscrive una polizza vita, pertanto, è necessario comunicarne l’esistenza ai propri congiunti, avendo cura di fornire loro anche una copia del contratto. I beneficiari devono essere identificati attraverso dati di contatto specifici e inequivocabili, affinché possano essere rintracciati in tempi rapidi. Il contraente ha anche la facoltà di segnalare un soggetto terzo a cui la società di assicurazioni si potrà rivolgere per trovare i riferimenti dei beneficiari.
Per rendere i cittadini più consapevoli l’Ivass ha intrapreso diverse iniziative in proposito, e lo stesso è avvenuto grazie a Federconsumatori. È chiaro, comunque, che ci sarebbe bisogno di una maggiore attenzione anche al momento della sottoscrizione. In passato tanti tra coloro che avevano sottoscritto polizze vita non hanno attribuito la necessaria importanza a questi pochi semplici accorgimenti che avrebbero potuto – e possono ancora adesso – evitare la dormienza delle polizze, che determina un costante accumularsi del capitale nelle casse delle compagnie e poi dello Stato. Soldi svaniti nel nulla.
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