I debiti con Equitalia potranno essere pagati con maggiore comodità (almeno per dire). Il decreto del fare, tra le novità introdotte ha previsto la possibilità di rateizzare le somme da pagare fino ad un massimo di 120 rate. Rate più comode, il cui importo minimo sarà sempre di 100 euro mensili. Ma non solo.
Rate più comode, tempi più lunghi ed interessi più alti. Forse le strade da intraprendere in tema di riscossione sono diverse.
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Il vecchio termine massimo di 72 rate è stato così aumentato fino a 120 rate previa dimostrazione della temporanea difficoltà economica. Equitalia ha subito precisato che, nonostante la possibilità offerta per la rateizzazione fino a 120 rate. Per i debiti fino a 50.000 euro la rateizzazione è concessa su semplice domanda di parte senza richiedere alcuna documentazione aggiuntiva attestante la difficoltà economica.
Per ottenere la rateizzazione fino a 120 mesi (10 anni) sono da rispettare alcune condizioni:
Per l’attuazione delle nuove rateazioni è però necessario attendere le disposizioni attuative che dovranno essere dettate dal ministro delle economia e delle finanze entro 30 giorni dall’approvazione della legge di conversione del decreto del fare.
Con le modifiche introdotte dal decreto del fare il debitore decade dalla rateizzazione si verifica qualora non siano pagate otto rate della rateizzazione anche non consecutive. Si supera così il vecchio limite collegabile al mancato pagamento di due rate consecutive.
Il governo Letta si è impegnato nell’incrementare il numero delle rate per agevolare i contribuenti a sanare le proprie posizioni debitorie. Il vero impegno di un governo deve essere quello di impedire una cosi celere e veloce procedura di iscrizione a ruolo dei debiti dei contribuenti.
Dovranno essere gli stessi enti debitori ad offrire ai contribuenti soluzioni rateali più comode. I debiti verso l’INPS o l’agenzia delle entrate sono rateizzabili in un numero troppo basso di rate. Il passaggio del debito ad Equitalia (di proprietà dell’INPS e dell’Agenzia delle entrate) prevede l’applicazioni di sanzioni piene, interessi e compensi di riscossione. Ai quali bisogna aggiungere gli ulteriori interessi di dilazione.
Le novità introdotte negli ultimi anni (anche in tema di accertamento esecutivo) vanno in una direzione sbagliata: accelerare l’iscrizione a ruolo senza offrire al contribuente maggior tempo per sanare le proprie posizioni.
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