Anche i principi del Foro si troveranno presto a fare i conti con la rivoluzione imposta da nuove tecnologie e intelligenza artificiale. Innovare è fondamentale per sopravvivere all’avvento della nuova Rivoluzione industriale, una delle strade da seguire potrebbe essere quella sperimentata dal portale www.avvocatoaccanto.com che mette in rete professionisti legali capaci di fronteggiare anche le sfide del web.
Guida al Contenuto
Innovare per essere competitivi
Le professioni legali, a oggi, sono quelle che hanno resistito di più all’invasione delle tecnologie ma il trend non durerà ancora per molto e presto di troveranno di fronte a un bivio: innovare o uscire dal mercato. A raccontarlo, al Corriere della sera, è Paul Rawlinson, 55 anni, inglese, esperto di proprietà intellettuale (IP), da un anno presidente di Baker McKenzie. Software e macchine si preparano a trasformare anche questa professione, con la diretta conseguenza che non tutti riusciranno ad accettare e affrontare la sfida. “Ci saranno vincitori e vinti. – spiega l’esperto di proprietà intellettuale – Sopravviveranno i grossi studi globali e le boutique. Vincerà chi è più veloce, chi fa più ricerca e sviluppo, chi ascolta di più i bisogni dei clienti. Con un impatto sui posti di lavoro. Ma ci vorrà ancora molto tempo, perché l’essere umano diventi ridondante. È vero che un algoritmo può verificare la violazione di un brevetto con grande accuratezza. Ma solo un avvocato potrà consigliare a quale giudice rivolgersi per un caso determinato”.
Baker McKenzie, come evolve uno studio legale
A testimoniare l’evoluzione delle professioni legali è proprio la storia di Baker McKenzie, raccontata dal suo presidente. Lo studio, già 15 anni fa, ha spostato tutte le attività di back office a Manila, proprio per abbattere i costi. Qui, oggi, lavorano 700 persone. A Belstaf, invece, solo tre anni fa, lo studio ha dato vita a un centro servizi legali in cui lavorano neolaureati in legge: “’Oggi sono in 300, divisi a metà tra uomini e donne, e hanno tutti 23 anni”, dice Rawlinson. Il numero uno di Baker McKenzie aggiunge, poi: “Qui viene fatta la due diligence per tutto il mondo, grazie all’uso dell’intelligenza artificiale. Nessun cliente oggi è disposto a pagare il tempo che un avvocato impiega per analizzare milioni di documenti”.
I nuovi avvocati
E cosa fanno gli avvocati? Si ritagliano un ruolo nuovo, molto più sofisticato e si dedicano a quelle attività che per le macchine sono off limits. In particolare, si dedicano alle attività più sofisticate e remunerative. “Abbiamo smesso di far pagare i servizi in base al tempo impiegato, – dice il Presidente dello studio legale – perciò dobbiamo diventare più efficienti”.
Progetti per il futuro
Rawlinson, poi, si sofferma anche sui progetti per il futuro della sua “azienda”. Nei prossimi tre anni, in particolare, l’obiettivo è quello di rendere lo studio legale in grado di offrire «soluzioni legali aziendali», modellate sulle esigenze dei singoli clienti. Consulenze su temi diversi, dalle tasse alle fusioni e acquisizioni (M&A), dalla proprietà intellettuale alla protezione dei dati. Senza dimenticare salute e beni di consumo. Per prepararsi alla sfida delle nuove tecnologie, inoltre, lo studio sta anche valutando la possibilità di partnership con alcune strat up attive nel campo dell’intelligenza artificiale della Silicon Valley. Sono un centinaio quelle visitate, “il 90 per cento è spazzatura, – dice Rawlinson – ma un 10 per cento è interessante. In questo momento stiamo esplorando diverse opzioni: se comprare o diventare partner. Loro hanno la tecnologia, noi abbiamo i dati. Loro hanno bisogno di noi, noi di loro. All’orizzonte vedo molte opportunità, ma dobbiamo cambiare la nostra cultura. L’avvocato del futuro non è più chi viene chiamato solo per risolvere i problemi, ma deve mettere al centro il cliente e accompagnarlo in tutte le sue scelte. Lo studio legale sarà sempre di più una piattaforma che riunisce non solo avvocati, ma anche economisti, project manager ed esperti di tecnologia”.