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Il 3 maggio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto banche, l’insieme di norme che hanno come scopo principale quello di accorciare i tempi di recupero crediti a massimo 3 anni. Tante le novità introdottte, a partire dal cosiddetto “patto marciano”, che dà alla banca la possibilità di intestarsi e vendere il bene immobile fornito a garanzia dall’imprenditore dopo solo 3 rate non pagate per più di sei mesi. Altra novità interessante è il pegno non possessorio, che permette di dare un bene mobile come garanzia del credito senza privarsene.

decreto banche

foto da: negative space

Queste inziative, insieme alla creazione di un registro elettronico dei crediti a rischio, serviranno a sviluppare un mercato più efficiente e moderno per la gestione dei crediti deteriorati. Attualmente, le sofferenze bancarie (i prestiti non pagati, appunto) sono come pesanti zavorre per le banche, che reagiscono chiudendo i rubinetti del credito. Una situazione che si traduce in una forte contrazione dell’erogazione di prestiti alle imprese, responsabili della grande maggioranza delle sofferenze bancarie.

Le novità introdotte dal decreto banche dovrebbero però servire a dare respiro a questo segmento di credito, semplificando sia l’acceso ai prestiti per imprenditori e imprese, sia il recupero di eventuali crediti non pagati da parte delle banche. In particolare, in questo articolo analizzeremo due grandi novità: il pegno non possessorio e la possibilità per l’imprenditore di garantire l’inadempimento di un prestito con il trasferimento della proprietà di un immobile.

 

Pegno e pegno non possessorio



Il decreto legge sulle banche dà all’imprednitore la possibilità di utilizzare un bene mobile della società (ad esclusione di quelli registrati come le auto, per esempio) come pegno non possessorio. Ma qual è la differenza con il pegno tradizionale?

Il pegno altro non è che una garanzia che il debitore concede al creditore su un proprio bene mobile. In base al contratto, il debitore è tenuto a consegnare il bene-garanzia al creditore, il quale è obbligato a custodirlo per tutta la durata del contratto di prestito. In caso di mancato pagamento delle rate, il creditore può far vendere il bene o farsene assegnare la proprietà tramite procedura giudiziale.

Il pegno non possessorio non implica invece che il debitore si privi del bene, consegnandolo al creditore. Per questo è possibile costituire a pegno non possessorio i beni mobili dell’impresa, come ad esempio gli imbullonati (macchinari) utilizzati per la produzione. In caso di inadempimento da parte del debitore, la banca può vendere il bene, oppure darlo in affitto o intestarselo.

 

Prestiti con immobile a garanzia



Il decreto legge sulle banche introduce anche un’altra importante novità per gli imprenditori, ovvero la possibilità di costituire a garanzia di un prestito il trasferimento della proprietà di un’immobile. Nel caso in cui il mancato pagamento di almeno 3 rate (non per forza consecutive) si protragga per oltre 6 mesi, la banca può quindi intestarsi il bene immobile, farlo valutare da un perito indipendente e venderlo, restituendo l’eventuale eccedenza al debitore. In caso di contestazione da parte di quest’ultimo, la procedura non si ferma, ma se necessario si eseguirà un conguaglio a suo beneficio in base a quanto stabilito dal giudice.

Questa iniziativa serve per ridurre i tempi necessari per il recupero del credito deteriorato da parte della banca. A fronte degli oltre 40 mesi attuali, secondo il Tesoro con questa novità saranno sufficienti solo 7-8 mesi perché la banca possa recuperare il credito.