Prestiti alle imprese in calo continuo dal 2011 ad oggi. Questa è purtroppo la triste realtà delle aziende italiane, che spesso non hanno nemmeno i fondi necessari a far fronte a tassazione e costi, figuriamoci ad investire per migliorarsi. Questo nonostante negli ultimi tempi qualche notizia positiva ci sia stata per quanto riguarda il comparto dei finanziamenti alle imprese, come ad esempio l’accordo tra UniCredit e BEI per 200 milioni da destinare a prestiti alle imprese nostrane.
A dispetto delle (poche) iniziative positive, tuttavia, la realtà è che spesso e volentieri le imprese italiane si vedono negare i finanziamenti di cui avrebbero bisogno per poter sopravvivere. In particolare, dal 2011 ad oggi si è registrato un calo dei prestiti alle imprese di ben 105,9 miliardi di euro secondo Confartigianato. Si tratta di una contrazione del 10,6% a giugno 2015 rispetto a giugno 2011.
La conseguenza di questa contrazione è stata ovviamente l’aumento delle imprese costrette a dichiarare fallimento. Secondo il gruppo Cesved che si occupa dell’analisi del rischio del credito, dal 2008 ad oggi oltre 82.000 aziende hanno dichiarato fallimento, con conseguente perdita di più di 1 milione di posti di lavoro.
Prestiti alle imprese: il 2015 lascia intravedere la ripresa
Tuttavia il 2015 potrebbe essere l’anno di svolta per questo trend disastroso. L’Abi ha infatti rilevato che, nei primi sette mesi dell’anno, l’erogazione di prestiti alle imprese ha fatto registrare un +16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Un piccolo barlume di speranza, accompagnato anche dalla contrazione del numero di aziende fallite. Unioncamere ha infatti rilevato che tra aprile e giugno 2015 le nuove procedure fallimentari sono rimaste a quota 3.654, ovvero il 10% in meno rispetto allo stesso periodo del 2014, quando avevano già raggiunto le 4.044 nuove pratiche. In diminuzione anche i concordati preventivi, che nel periodo aprile-giugno 2015 hanno fatto registrare un calo del 22, 9% rispetto ad aprile-giugno 2014.
Italia, fanalino di coda per prestiti alle piccole imprese
A pagare il prezzo più alto a causa di questa difficile situazione sono le piccole e medie imprese, che da sole impegnano l’80% della forza lavoro italiana. Secondo il rapporto Ocse “Financing SMEs and Entrepreneurs 2015”, in Italia, dell’erogato complessivo del credito business l’81,3% va alle grandi imprese, e solo il restante 18,7% va alle Pmi. Tanto per fare un paragone, in Francia e Gran Bretagna le piccole e medie imprese possono contare rispettivamente sul 21,1% e 22,1% dei prestiti business.
A livello mondiale, sempre in termini di prestiti alle piccole imprese, dopo di noi ci sono solo Cile e Canada, rispettivamente con il 17,5% e il 15,3%. Primo posto per la Svizzera, invece, con ben l’88,4% di prestiti alle Pmi.
Una situazione che si traduce poi in un calo complessivo degli investimenti fissi, che negli ultimi quattro anni sono diminuiti di 51,6 miliardi di euro secondo Confartiginato. Situazione diversa invece per Francia e Germania, dove il comparto prestiti, ad oggi, è in territorio positivo.