Quando si sta pianificando di aprire un mutuo ci sono varie considerazioni da fare; si deve infatti tenere conto che, come nel caso di qualsiasi altra richiesta di finanziamento, si sottoscrive un contratto che comporta l’impegno a restituire, tramite rate mensili, un consistente importo di denaro entro un certo periodo di tempo. Oltre alla restituzione della cifra richiesta, si deve anche pagare una certa quota di interessi (che varia a seconda dell’importo finanziato e del tasso di interesse) e altre spese più o meno rilevanti (spese per l’istruttoria della pratica, spese per l’assicurazione ecc.).
Un mutuo è un prestito che, per definizione, è a medio o a lungo termine; si tratta quindi di un impegno che si protrae per diverso tempo, tipicamente infatti si va dai 5 ai 30 anni, e nel corso di un periodo così lungo possono cambiare diverse condizioni, come il verificarsi di eventi che mettono a rischio la solvibilità: impegni finanziari imprevisti, perdita del lavoro ecc.
Per cercare di minimizzare questo rischio, è sicuramente opportuno valutare con la massima precisione la cifra occorrente per effettuare l’acquisto dell’immobile (nel caso per esempio di un mutuo per la prima o la seconda casa) o per i lavori di ristrutturazione (mutuo per ristrutturazione edilizia). Fondamentale inoltre confrontare le varie offerte di mutuo in base al TAEG, Tasso Annuo Effettivo Globale; quest’ultimo, noto anche come ISC, ovvero, Indice Sintetico di Costo, è un indice che, espresso percentualmente, indica l’effettivo costo di un finanziamento. Tenerne conto aiuta a scegliere con più consapevolezza e quindi aiutare a rendere meno oneroso l’impegno che si sta per prendere.
Mutui: tasso fisso o variabile?
Fra i rischi che si devono considerare quando si vuole accendere un mutuo ci sono anche quelli relativi alle oscillazioni dei mercati finanziari; i tassi dei mutui infatti vengono stabiliti in base a parametri di riferimento che possono cambiare nel tempo. Il più noto, fra quelli utilizzati dalle banche per decidere quale tasso di interesse applicare alle rate di un mutuo a tasso variabile, è l’Euribor.
In sostanza, i mutui a tasso variabile seguono l’andamento del mercato; il rischio concreto è quello che il tasso lieviti e che quindi le rate del mutuo aumentino anche in modo considerevole; in questo caso l’esborso finale sarà maggiore rispetto a quello preventivato al momento della stipula del contratto. D’altra parte, non è detto che i tassi debbano obbligatoriamente salire; potrebbe infatti avvenire anche il contrario e, in questo caso, si otterrà un certo risparmio.
Un’alternativa interessante che può in parte ridurre il rischio di un aumento dei tassi è accendere un mutuo a tasso variabile con Cap; in questo caso il tasso di interesse segue l’andamento del mercato, ma per contratto è fissata una soglia (Cap) che non può essere superata. È quindi una forma di mutuo che protegge da eccessivi rialzi dei tassi di interesse.
Altra possibilità, adatta soprattutto a chi ha una bassa propensione al rischio e preferisce pianificare con esattezza l’esborso finale, è il mutuo a tasso fisso. In sé può essere più costoso rispetto a un mutuo a tasso variabile, ma dà la certezza che la rata resterà costante fino alla fine del finanziamento. Sono, quindi, escluse spiacevoli sorprese legate ad andamenti negativi del mercato.
Non esiste quindi una scelta giusta in assoluto; ogni caso è a sé stante e ognuno deve valutare con grande attenzione la scelta da fare in base alle proprie esigenze, alla propria capacità reddituale, alla propensione al rischio, alla convenienza della proposta (il TAEG è l’indice da tenere in considerazione), alla situazione del mercato e alle previsioni a lungo termine e alle agevolazioni di cui si può eventualmente beneficiare (per esempio, per l’acquisto della prima casa, per lavori di ristrutturazione ecc.).